L’accento milanese

7 problemi da affrontare (e un vantaggio) se hai l’accento milanese

GabrieleFerraresi
4 min readJul 31, 2016

Questa è la prima bozza di una cosa che avevo scritto, uscita qualche giorno fa su Cosmopolitan qui.

La Torre Velasca — Foto

Pensi che il resto del mondo dovrebbe parlare come te
È la stessa storia che ti ripeti da quando hai sette, otto anni. Ma che dico? Da quando hai imparato a parlare: lo sai, è evidente. Il resto dell’Italia dovrebbe parlare come te: perché quando parli tu, è tutto chiaro, ogni lettera è chiaramente comprensibile e scandita, non hai alcuna cadenza riconoscibile… il tuo è l’accento neutro, quello giusto tra gli infiniti sbagliati. Tutti dovrebbero parlare così! Bene: se credi ancora a tutto questo superati i 14 anni, c’è un problema.

Pensi che sia giusto parlare così: perché in radio, tv, ovunque, parlano come parli tu
Altra pia illusione che sarebbe bene far svaporare al compimento del quattordicesimo anno di vita, ma che permane spesso fino all’età adulta. No, purtroppo anche se ci sembra, “la televisione”, “la radio” non parlano come parliamo noi milanesi. Forse al TGR Lombardia sì, magari qualche anchorman leggendario come Enzo Creti — il Kent Brockman di viale Lazio — ma se l’umanità ha inventato le scuole di dizione, forse un motivo c’è.

Nelle altre regioni quando parli pensano a Zampetti
Caricatura del milanese pre-imbruttimento, il godereccio cumenda interpretato dal caratterista Guido Nicheli negli anni ottanta ci ha fatto tanto ridere, ma ha anche fatto danni enormi — sottolineo enormi — condannando generazioni di milanesi al mare a sentirsi canzonati dagli amici proprio col tono di Zampetti. Ragazze, ragazzi, donne, bambini, tutti ridicolizzati, non c’è pietà per nessuno: e tutti a rispondere “Non parlo mica così”. E invece sì, parliamo proprio così.

Quando non pensano a Zampetti, pensano a un noto politico e imprenditore
Se l’accento milanese — e qualche sprazzo di dialetto, ma in dosi omeopatiche — si è diffuso oltre i Bastioni della città, lo si deve forse più a un noto politico e imprenditore che a Carlo Porta, noto come il più importante poeta e autore dialettale meneghino. Un bene o un male? Lo diranno gli storici: ma resta il dato che l’accento milanese in buona parte d’Italia viene associato al tycoon di Arcore, Brianza purissima però, mica Milano. Però “lui” era cresciuto in via Confalonieri, al quartiere Isola.

Variante per signore: quando non pensano a Zampetti e all’imprenditore, pensano a Mariangela Melato
Nel film di Lina Wertmüller Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) Mariangela Melato interpreta Raffaella Pavone Lanzetti, caricatura di un certo tipo di sciura milanese viziata, altoborghese, insopportabile. A più di quarant’anni dalla complicata relazione di Raffaella con il bellissimo Gennarino Carunchio — ovvero Giancarlo Giannini — il colpo all’immaginario dato dalla Melato risuona ancora, e l’eco si sente sulle spiagge di tutta Italia.

Evochi agli amici di altre regioni conference call da dimenticare
Per questo motivo una telefonata tra te e un amico toscano, o friulano, o emiliano, rischia di trasformarsi in un terrificante deja-vu per il povero interlocutore, cui certamente a il tuo accento evoca terrificanti conference call che avrebbe preferito dimenticare per sempre. L’accento milanese è quello della lingua del fare, del presto e bene, dello spicciarsi, del darsi da fare, di un efficientismo quasi sempre più detto che praticato. Nel resto d’Italia lo sanno.

Da piccolo in vacanza impieghi di più a farti degli amici (perché gli altri accenti sono più simpatici)
Siamo onesti: non è vero come in Boris che i toscani hanno rovinato questo paese, con il loro accento e la loro comicità da quattro soldi. I toscani sono simpatici, e lo è il loro accento. Così come i romani. E questa cosa, da piccini, è effettivamente un problema, perché tutti gli altri bambini hanno un accento più simpatico del tuo, e si impiega qualche tempo per fare amicizia. Questo anche per via del punto successivo.

Amici di altre regioni pensano tu sia milionario, poi capiscono
Malgrado il reddito pro capite in Lombardia sia il più alto d’Italia, il mio estratto conto la vede diversamente. Ma la voce gira: e come conseguenza diretta anche di alcuni punti precedenti l’accento milanese evoca nel resto d’Italia uno sfarzo imprenditorial-briatoresco, fatto di “Piace? Compro” e altre chicche di raro imbarazzo. È bene però ricordare che Briatore si sarà anche affermato a Milano e nel mondo, ma è nato e cresciuto a Verzuolo, provincia di Cuneo, Piemonte.

La Torre Telecom di Rozzano (MI) — Foto

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