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Cortocircuito: due mesi dopo

Da Salvini al Conte Bis tutto è cambiato, ma niente è cambiato.

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Il 19 luglio è uscito Cortocircuito: un libro su come e quanto si è incasinata la comunicazione — soprattutto politica — sui social media, l’avevo scritto allo zenit salviniano, evidenziando alcuni problemi, probabilmente irrisolvibili.

  • I danni dell’ironia senza fine e dello scherzo che non finisce mai.
  • Le tifoserie su tutto e l’incapacità di articolare un ragionamento.
  • Le bolle consolatorie.
  • La sfocatura tra vero e falso.
  • I media tradizionali che nella maggior parte dei casi fanno da eco a tutto questo rumore.

Tutti fenomeni non provocati, per carità, dai social media: ma oggi particolarmente visibili sui social media, per mille ragioni che spero di aver precisato a sufficienza.

Senza che ci siano complotti globali, ma per un’efficienza straordinaria degli strumenti che usiamo, dallo smartphone alle app che apriamo centinaia di volte al giorno: efficienza che produce sì tante cose belle, ma anche risultati non proprio gradevoli per il cervello umano.

C’era anche qualcosa sulla delega in bianco a un’azienda, Facebook, in sostanza monopolista su cosa si possa dire e cosa no: è ok gioire quando chiudono le pagine dei fascisti del terzo millennio, certamente.

Allo stesso tempo è ok avere qualche o moltissimi dubbi, anche se quelle idee e quelle pagine mica ci piacciono. Nel frattempo un bel rinforzo al classico frame fasciovittimista — certo, l’ultimo dei problemi, ma comunque un problema — e al massimo ci si rilegge su VKontakte, o le pagine tornano su tra qualche giorno, cosa da non escludere.

Temevo il libro invecchiasse col governo giallorosso, invece

  • Il vestito di Teresa Bellanova. Il. Vestito. Di. Teresa. Bellanova.
  • I ban di Forza Nuova e Casa Pound con Zuckerberg — Thanos che dissolve Di Stefano nei meme.
  • Luca Marinelli a Venezia portato in trionfo manco fosse Dahrendorf, mentre la sua opinione — condivisibile — sui flussi migratori vale quanto quella opposta di Rita Pavone o Francesco Facchinetti. Solo che la sua “a noi” piace.

Tutto esattamente identico a prima.
È solo una constatazione.

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